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"Fregarsene" è la strategia migliore? La metafora del muro e del ponte

“Fregatene!”. Questo è quello che ci viene consigliato di fronte ad una critica o una delusione. Eppure, nonostante sia detto a fin di bene, è una frase facilmente fraintendibile.


Ascoltare l’opinione della gente è inevitabile. Può sembrare una condanna, ma non la è: il parere delle persone ci permette di capire come funziona il mondo attorno a noi, di cogliere punti di vista diversi dal nostro, metterci in discussione e crescere. Una critica, se costruttiva, può diventare uno strumento potentissimo per stare meglio con sé stessi.

Tuttavia, si sa che le opinioni che spaventano di più sono quelle dette tanto per dire o, peggio, per ferirci.


È a quel punto subentra la tecnica del “fregarsene” che, seppur utile sul momento, rischia di creare più danni nel lungo termine. Per spiegare meglio questo concetto, possiamo pensare ad una metafora: quella del muro e del ponte.


Quando si alza un muro, non si vede chi c’è dall’altra parte. Si sta bene dal proprio lato e, non avendo confronti, nessuno ci dà motivi per migliorarci, finendo per stare comodi nella nostra “bolla”. Per questo, quando il muro viene abbattuto, ci coglie di sorpresa, totalmente impreparati. Potremmo decidere di alzarne un altro, ma questo creerebbe una situazione che tenderebbe a ripetersi nel tempo sempre con le stesse modalità. Quando si ha un ponte al posto del muro, invece, le cose sono diverse. Si è più esposti, è vero, ma possiamo anche vedere che cosa succede dall’altro lato. Questo ci permette di prendere le misure e decidere come muoverci, che sia prendendo ispirazione per cambiare qualcosa oppure arrivando alla conclusione che, tutto sommato, si sta bene così.


Se il “fregarsene” non viene spontaneo ma è autoimposto, saremo per sempre costretti a trovare nuovi modi per difenderci. Al contrario, è proprio il confronto che ci permette di avere più chiaro che cosa riteniamo essere importante per noi e, di conseguenza, di selezionare le opinioni da accogliere e quelle da “rimbalzare”. Non si può scappare dal dolore, ma conoscersi meglio permette di imparare a gestirlo e a sentirsi più solidi. È a quel punto che, finalmente, non sarà più necessario temere che gli altri possano abbattere il nostro muro, perché saremo noi i primi a buttarlo giù.


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