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Guerra all'Ucraina: la manipolazione di Putin

Questa notte verso le 4 del mattino italiane, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato guerra all’Ucraina, mettendo diverse città sotto assedio. Le sue parole sono state chiare: “Chiunque tenti di interferire con l’intervento militare russo subirà conseguenze come non ne avete mai viste”. Un messaggio forte, che ha fatto tremare anche i Paesi occidentali.


Prevedibile? Chissà. Del resto, la tensione era alle stelle già da tempo. Forse però non tutti sanno che questa invasione è stata preceduta da un’abile manipolazione psicologica che ha messo l'Ucraina in una condizione di maggiore vulnerabilità.


Dal primo gennaio, infatti, le città Ucraine hanno ricevuto più di trecento minacce di bombardamento, che si rivelavano essere puntualmente dei falsi allarmi. Tutte le volte, veniva attivato il suono di una sirena per avvisare i cittadini e spronarli a cercare riparo. Dal 2022, sono state evacuate più di 150 scuole e, in un giorno, una decina di supermercati.


Eppure, in queste tre settimane non è successo mai nulla. Il silenzio più totale.


Il ministro della difesa Oleksiy Reznikov ha successivamente promesso che avrebbero suonato la sirena “solo quando l’allerta sarebbe stata reale”, ma ormai i cittadini avevano associato a quel rumore l’assenza di un esito. Si era creata una situazione binaria: da una parte l’attesa della prossima minaccia aumentava lo stato di tensione, mentre dall’altra lo scampato pericolo faceva tirare un sospiro di sollievo.


Questo alternarsi tra stimoli negativi e positivi ha dunque contribuito a creare una situazione di ansia e di “attesa” verso la mossa successiva: “Forse non succede, ma se succede… Quando?”.


Ed infatti è successo, senza che nessuno potesse davvero prevederlo. Putin ha colto tutti alla sprovvista, in primis l’Ucraina che si era ormai abituata a vivere nell’incertezza.


Lo psicologo Skinner avrebbe definito questa situazione come il frutto di una forma di condizionamento operante con delle sembianze molto simili al rinforzo intermittente. Si era infatti reso conto che l’apprendimento avviene seguendo la Legge dell’Effetto, ovvero quando si instaura una connessione tra uno stimolo e una risposta. Se positiva, questa associazione può rinforzare un comportamento: ad esempio, se ricevo complimenti per una mia prestazione ripeterò quella stessa azione più volte. Le minacce di bombardamento e quel suono equivalevano ad uno stimolo di paura a cui, tuttavia, non corrispondeva nessuna reazione. Quella omissione di risposta aveva assunto così la valenza di una agrodolce “ricompensa” che rinforzava i livelli di angoscia verso il timore che un giorno sarebbe potuto accadere qualcosa.


Tempo fa il presidente russo raccontò un aneddoto della sua infanzia, quando viveva in uno degli squallidi complessi di case popolari disseminate nell'Unione Sovietica e nell'Est Europa. Uno dei principali divertimenti consisteva nel cacciare i topi, in particolare quello più grande. Vladimir aveva capito perfettamente la psicologia di quello che definì il ratto alfa: "La cosa da non fare per catturarlo" spiegò "è metterlo all'angolo, perché nel momento in cui capisce di non avere più una via di uscita il topo ti si rivolta contro e ti attacca".

Putin, usando il meccanismo del rinforzo intermittente, ha così evitato che l'Ucraina reagisse come quel topo che aveva imparato così bene a cacciare. Ha preferito piuttosto confonderli, alternando minacce a ricompense e innescando in loro il dubbio di ciò che sarebbe potuto accadere. È allora, nel loro momento di vulnerabilità massima, che ha scelto di colpire, rendendo l'invasione, già drammatica per sé, ancora più psicologicamente devastante.

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