I disegni del soldato Farouk - come gestire il Disturbo Post-Traumatico da Stress
Nel 2020 tre ricercatori hanno provato ad analizzare i disegni, le iscrizioni e la poesia di Farouk, soldato di prima linea nella guerra Iran-Iraq, cercando di ricostruire il suo vissuto psicologico sul campo di battaglia.
Non stiamo parlando né un artista né tanto meno uno scrittore: Farouk era un insegnante trasferitosi in Polonia per studiare poco prima dello scoppio della guerra. Lì aveva incontrato Halina, una donna polacca con cui era convolato a nozze. Una relazione che, purtroppo, non durò a lungo: qualche anno dopo il nostro protagonista venne arruolato nell’esercito per andare a combattere in prima linea per ben 8 anni. Durante quel periodo, non smise mai di mantenere i contatti con il figlio e la nuora, a cui nel frattempo aveva inviato i suoi schizzi e una poesia intitolata “In tempo di guerra”.
Ciò di cui Farouk non si rese conto è che quelle creazioni non erano più solo un modo per stare vicino alla propria famiglia, ma erano diventate una vera e propria strategia per tenere insieme tutti i pezzi di sé.
Lui e gli altri soldati erano costretti ogni giorno ad affrontare svariate difficoltà, tra cui la fame, la disidratazione e la mancanza di sonno. A questi si aggiungeva l’angoscia di trovarsi protagonisti di improvvisi spargimenti di sangue in cui la regola numero uno rimaneva uccidere o essere uccisi. Lo spaesamento, il disagio e il senso di solitudine provati in questi momenti si tramutarono in una combo micidiale per lo sviluppo di alcune psicopatologie, primo fra tutti il Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS).
Nonostante ciò, Farouk ha cercato di dominare questo dolore attraverso il disegno e la scrittura. Questi strumenti, usati ancora oggi in ambito terapeutico, gli hanno permesso di non soccombere completamente al trauma, scaricando sul foglio tutte quelle emozioni che non gli era possibile pronunciare ad alta voce.
Analizzando i suoi schizzi, infatti, si può notare che sono molto astratti, caratteristica molto comune tra coloro che soffrono di un DPTS. Questo può essere dato da due motivi: da una parte vi può essere una repressione delle immagini e dei ricordi, dall’altra può manifestarsi l’incapacità a priori di rappresentarsi mentalmente e verbalmente una situazione mai vissuta prima e, proprio per questo, ancora più traumatica.
I suoi disegni appaiono confusi, anche se si percepisce un richiamo alle macchine da guerra. L’uomo è nascosto al loro interno, ma viene rappresentato soprattutto come parte di un congegno, ridotto quindi ad un mero ingranaggio. I volti, tristi e spaventati, si intrecciano con delle ricorrenti ragnatele che simboleggiano probabilmente la prigionia mortale. Il tutto contribuisce a creare un senso di perdita, accentuato da ricorrenti punti di domanda. I trattini, poi, ricreando le sembianze di una fasciatura, rimandano ad una lunga convalescenza.
Per quanto riguarda il testo, ci sono molti riferimenti alla morte, alla sofferenza e alle emozioni negative. La prima parte della poesia trasmette appieno un clima negativo, mentre è curioso che le parole “lacrime”, “strade nere”, “lingua selvaggia”, “polizia”, “crudeltà”, “inferno” e “fiamme” appaiono nei disegni. In un passaggio della poesia, poi, è l’autore stesso ad ammettere che gli mancano le parole:
Qualche volta provi a scrivere di ciò che sta accadendo,
sperando che le parole siano all’altezza dei tuoi sentimenti selvaggi,
ma le parole maledette non ti aiutano più.
Ogni volta che le parole ti sfuggono e svaniscono
come il fumo delle pistole spente svanisce via.
Una frase in particolare si ripete spesso nei disegni: "una bolla nasce dal vetro che cade in fiamme". Sembra si parli quasi della nascita di un nuovo essere destinato a nascere, tuttavia, in circostanze drammatiche. La caduta di vetri e le fiamme suggeriscono infatti gli effetti di un’esplosione o di un bombardamento propri del contesto della guerra.
Secondo l’approccio cognitivo-evoluzionista, la coerenza narrativa di sé e del mondo vengono totalmente sconvolte dalla guerra. Ciò costringe a dover riconfigurare la propria visione delle cose, includendo aspetti della realtà prima sconosciuti. E’ tuttavia un passaggio non facile, caratterizzato da un caos che può sfociare in difficoltà nel verbalizzare la situazione attuale e ad una depersonalizzazione. L’incapacità di esprimere ciò che si è vissuto tramite il canale verbale può essere descritta come una forma di regressione.
Farouk ammise di non aver mai condiviso i suoi stati d’animo con gli altri soldati perché sentiva che, in qualche modo, le parole lo avevano abbandonato. Gli unici strumenti che gli consentivano di rimanere in contatto con sé stesso erano proprio il disegno e la scrittura. Tra l’altro, dopo la fine della guerra, il soldato si era dimenticato dei suoi schizzi, come se fossero “scomparsi” dalla sua coscienza per decenni. Fu solo 35 anni dopo l’inizio della guerra che si sentì libero di condividere “il trauma della bolla” con i compagni, fino ad allora percepito come troppo doloroso.
Qui tutta la sua poesia in inglese
In the time of war
where time is zero
where the existence fades
The vision is centered on one point
The breath is quickening senselessly
waiting for the unfavorable absurd event between life and death
where feelings freeze and emotions fade
With each new explosion
And every expected shooting.
Sometimes you try to write about what is going on hoping the words live up to your wild feelings but the cursed words do not help you any more
Every time words escape from you and fade away like the smoke of the dull guns fades away
Damn
What is the alternative?
I remembered
I have had a drawing experience some years ago
I thought at that time that it was just scribbling
That was a short experience in which I tried to draw and color my feelings
So instead of the words that left me
I begin to paint
These drawings impressed some my colleagues in battlefield, were most of them had an excellent experience in drawing.
Years passed and I completely forgot these papers and it disappeared from my memory, but somewhere they were
Secured
Stabled
Forgotten
But suddenly
When I was looking for something in my old library
I found these pieces
I discovered that I had found a part of my memory that I thought I had lost at some point somewhere
In this paintings I always remember
That inside of me there was a lot of wars
Many wars I did not win any of them because I did not share to any of them
Small wars
Great wars
Long wars
Short wars
The Eastern Front War with Iran
The Northern Front war of Poland,
where is Halina and me trying to farewell her but hoping for another new meeting when the time for returning to my country has come
And of course, the last war was the war in which my small family was left in Baghdad while I had to join military service.
I do not remember how long I took in making these paintings
But a few days ago
And immediately after having them, after I flashed back a lot of memories, after I enjoyed it a little and took my share of it
I introduced them to my best friend Alaa whom who had no idea about them and saw it for the first time, he was surprised a lot and liked it, appreciate it
In the meantime I decided to send it to Ania, and so I did.
I thought I would let you give those drawings a proper title, something like
Farouk ...,the war.... and the north,
or
Farouk small wars