La storia di Vanya e Kolya - Il dualismo "buono-cattivo"
Ogni volta che un bambino russo accende la TV, può trovarsi di fronte un cartone animato che racconta questa storia.
Una volta c’erano due amici, Vanya e Kolya. Erano amici intimi. Vanya difendeva Kolya se qualcuno lo offendeva perché era più forte. Sedevano alla stessa scrivania, ma improvvisamente Kolya decise di trasferirsi in un’altra classe e gli chiese di chiamarlo Nikolai.
Vanya reagì con calma. Questa cosa non impedì loro di continuare ad essere amici, anche se Nikolai se ne fece di nuovi. Nikolai iniziò a correre e picchiare gli ex compagni di classe con un bastone. Vanya gli disse che era brutto combattere, ma Nikolai non obbedì e continuò a farlo di nascosto.
Vanya perse la calma e decise di togliere il bastone a Nikolai per non fare più del male. I ragazzi iniziarono ad accusare Vanya dicendo che era cattivo e che litigava con Nikolai. “Gli ho appena portato via il suo bastone di modo che non facesse del male ad altri ragazzi” spiegò Vanya, ma gli altri non lo ascoltarono. “Vanya perchè sei rimasto in silenzio quando Nikolai ha offeso gli altri ragazzi” gli chiesero.
Russia e Ucraina hanno distrutto un’amicizia secolare per quello che è accaduto a Donetsk e la regione di Lugansk, in Ucraina. Due regioni che volevano separarsi e unirsi alla Russia. Ma l’Ucraina non era d’accordo e iniziò a combattere contro questi territori. La Russia cercò di fermarla risolvendo pacificamente la questione. L’Ucraina promise di non bombardare più le Repubbliche di Donetsk e Lugansk ma continuò a farlo senza motivo nonostante gli appelli per mantenere la pace. L’Ucraina non smise di combattere, così la Russia provò a portare via le armi all’Ucraina. Alcuni Paesi iniziarono ad accusare la Russia di aver scatenato una guerra, ma stava solo distruggendo le armi dell’Ucraina di modo che non venissero utilizzate contro Donetsk e Lugansk. Dicono che la Russia è responsabile, ma non lo è.
L’Ucraina dice all’Occidente che la Russia vuole distruggerla. L’Occidente era in silenzio quando l’Ucraina 8 anni fa colpiva le repubbliche di Donetsk e Lugansk. L’Ucraina accetterà di risolvere pacificamente la questione e non violerà più Donetsk e Lugansk? La Russia continua a sperarlo.
Questa è la storia di Vanya e Kolya, uno dei cartoni animati di propaganda trasmessi dalla Russia per raccontare ai bambini le ragioni dietro al conflitto con l’Ucraina. In uno dei passaggi più interessanti del racconto viene esplicitamente affermato che la Russia non è responsabile di ciò che sta accadendo. È davvero così?
Gli psicologi sociali considerano due tipi di responsabilità: sociale e personale. La prima richiede un senso del dovere che porta a preoccuparsi del bene comune. In questo caso, come affermato dagli psicologi Wray-Lake e Stevenson, le relazioni con gli altri e il senso di cura e di giustizia diventano centrali. Con la seconda, invece, ci si riferisce alla capacità di rispondere delle proprie azioni.
Secondo la storia di Vanya e Kolya/Nikolai, quindi, sembrerebbe che la Russia spacchi in quanto a responsabilità sociale, avendo attaccato l’Ucraina per difendere Donetsk e Lugansk. Eppure, la guerra stessa apre un paradosso: è possibile essere preoccupati per il bene comune e, allo stesso tempo, causare migliaia di morti?
Per ciò che riguarda la responsabilità personale, il messaggio lanciato dal cartone è chiaro: la Russia non c’entra niente, vogliono solo la pace. Anche questo, però, contraddice il susseguirsi dei tragici eventi avvenuti in questi giorni, tra cui la “denazificazione” del Paese, il continuo assedio alla città di Mariupol e la morte del piccolo Kirill oltre che di centinaia di altri bambini. Come ci si può assumere la responsabilità di tutto questo spargimento di sangue? Semplice: alimentando il dualismo “buono-cattivo”. Oltre al cartone, infatti, la 12enne Sofia Khomenko ha lanciato un video propaganda intitolato “Una lezione sulla pace nel mondo”, in cui ha definito questa guerra una “missione di liberazione in Ucraina”.
La scelta non è casuale: uno degli espedienti fondamentali della persuasione sta proprio nella selezione del comunicatore. In questo caso, l’intento è quello di ribadire che la Russia è pura, proprio come un bambino. Ancora meno casuale, però, è stata la volontà del presidente russo Vladimir Putin di introdurre la censura di Stato, cancellando di fatto i media indipendenti in Russia.
Se da una parte tutto questo conferma in qualche modo l’assenza di scrupoli del presidente, dall’altra ci dice qualcosa in più sulle sue paure. Assumersi le proprie responsabilità richiede infatti non solo il coraggio di esporsi in tutte le proprie sfumature, ma anche quello di lasciare la libertà di crearsi un’opinione.
Al contrario, l’estremo dualismo creato dalla propaganda russa mette in risalto non solo la consapevolezza di poter essere contrastati ma anche e soprattutto il profondo timore di non ricevere supporto dai cittadini che aumenterebbe il rischio di incorrere in un colpo di stato. È allora che il presidente Putin sarebbe costretto a dover guardare in faccia le conseguenze delle proprie azioni e, di conseguenza, ad assumersi tutte le proprie responsabilità.