top of page

Maledetta seconda serata: il discorso di Drusilla Foer

Avevo già un articolo nel cassetto per oggi, ma ho deciso di non pubblicarlo. La verità è che stamattina mi sono resa conto che avrei voluto avere il tempo di commentare, approfondire e arricchire lo stupendo discorso fatto da Drusilla Foer durante la terza serata del Festival di Sanremo. Peccato che sia andato in onda in seconda serata, verso mezzanotte. Già, maledetta seconda serata. Le cose più belle accadono sempre in quella fascia oraria. A questo punto sarebbe molto facile per me commentare questa (discutibilissima) scelta della Rai, ma sceglierò volutamente di non darci troppo peso. Piuttosto, riporto qui le sue parole, con la speranza che venga letto da più persone possibili, oltre che per il piacere di tenere nella mia pagina dei pensieri che, seguendo la filosofia di PsiChè?, possano aiutare a guardare le cose da un’altra prospettiva.


Buona lettura.


Ecco, ora che sono qui non so che fare. Cantare mi ha fatto passare la voglia [Amadeus, N.d.R.]… Potrei parlare. Ci sono tanti temi che affollano la mia mente e che affollano anche la società dove viviamo, ma non è che posso a quest’ora ammorbare il pubblico con “Ecco Drusilla Foer che parla di fluidità, che parla di integrazione, che parla di diversità”. Forse dovrei, ma non so…Tra l’altro “diversità” è una parola che non mi piace. Non mi piace perché ha in sé qualcosa di comparativo e una distanza che proprio non mi convince. Quando la verbalizzo, sento sempre che tradisco qualcosa che sento o che penso. Io trovo che le parole siano come gli amanti, quando non funzionano più vanno cambiati subito. Quindi ho cercato un termine che potesse degnamente sostituire una parola che per me è così incompleta e ne ho trovata una molto convincente: unicità.


Unicità mi piace. E’ una parola che mi piace, che piace a tutti. Tutti noi siamo capaci di notare l’unicità dell’altro e tutti noi pensiamo di essere unici, no? Facile! Per niente. Perché per comprendere la propria unicità e accettarla è necessario capire da che cosa è composta, di che cosa è fatta, di che cosa siamo fatti noi. Certamente delle cose belle: le ambizioni, i valori, le convinzioni, i talenti… Eh sì, però i talenti vanno allenati, vanno seguiti. Delle proprie convinzioni bisogna avere la responsabilità. Delle proprie forze bisogna avere cura. Insomma, non è facilissimo. E queste sono le cose che sulla carta sono fighe, immaginatevi quando si comincia con i dolori che vanno affrontati, le paure che vanno in qualche modo esorcizzate, le fragilità che vanno accudite… Cioè una roba pazzesca! Non è affatto facile entrare in contatto con la propria unicità. Come si fa? Come si fa a tenere insieme tutte queste cose che ci compongono?


Io un modo ce l’avrei: si prendono per mano tutte le cose che ci abitano, quelle belle, quelle che pensiamo essere brutte e si portano in alto. Si sollevano insieme a noi, nella purezza dell’aria, nella libertà del vento, alla luce del sole, in un grande abbraccio innamorato e gridiamo “Che bellezza! Tutte queste cose sono io!” Sarà una figata pazzesca. E sarà bellissimo abbracciare la nostra unicità. A quel punto, io credo che sarà anche più probabile aprirsi all’unicità dell’altro ed uscire da questo stato di conflitto che ci allontana. Io credo di sì.


Amici miei, io sono già una persona molto fortunata ad essere qui, ma vi chiederei un altro regalo. Date un senso alla mia presenza su questo palco e tentiamo insieme l’atto rivoluzionario, il più grande atto rivoluzionario che si possa fare al giorno d’oggi, che è l’ascolto. L’ascolto di sé stessi, l'ascolto degli altri, l’ascolto delle unicità. Promettetevi che ci proveremo, ascoltiamoci, doniamoci agli altri, confrontiamoci gentilmente, accogliamo il dubbio. Anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convenzioni. Facciamo scorrere i pensieri in libertà, senza pregiudizi, senza vergogna. Facciamo scorrere i sentimenti con libertà e liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità.


117 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page