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Ora mi butto - Il coraggio di sbagliare

Sicuramente qualcuno di voi ha sentito parlare almeno una volta del Fantasma dell’Opera, uno dei musical più famosi di sempre, ispirato all’omonimo romanzo di Gaston Leroux. Per chi invece non lo conoscesse, la trama è questa: un compositore sfigurato si innamora di una giovane e talentuosa ballerina aspirante cantante, innamorata a sua volta di un altro uomo. All’apparenza nulla di speciale, un triangolo amoroso. Eppure, la bellezza delle canzoni e la voce del misterioso "fantasma" sono riusciti a far diventare questo prodotto uno dei più apprezzati di sempre.


E qui viene il bello.


Nel 2004 il regista Joel Schumacher azzardò una trasposizione cinematografica dell’opera teatrale. Non si trattava di certo di un progetto semplice: il confronto con le ugole d'oro di Broadway a cui il pubblico era abituato era dietro l'angolo. Per questo il ruolo del sinistro, misterioso ma, al contempo, affascinante fantasma, altresì chiamato l'Angelo della Musica per via della sua voce angelica, è stato affidato niente popo’ di meno che a… Gerard Butler.


Ora... A Milano diremmo che Gerard Butler “l'è un bravu fiö”. È bravo, bello e, sì, anche talentuoso. Un conto però è il cantante che si allena a intonare tutte le ottave del pianoforte da quando ha 4 anni, altra cosa invece è avere l’occasione di suonare ogni tanto a qualche serata con gli amici. Non sto assolutamente dicendo che uno sia meglio dell’altro, ma che il livello di preparazione è diverso.


Per intenderci, voi vi immaginate Damiano dei Maneskin cantare in un Musical? Chissà, magari in uno più contemporaneo, ma non di certo in uno in cui si canta lirica. Eppure direste che gli manca il talento? Certamente no.


Ecco, questo è stato un po’ l’infausto destino di Gerard Butler. Ha voluto rischiare interpretando un personaggio che doveva possedere delle doti canore a dir poco perfette. Un’audacia non è stata affatto premiata dalla critica, che ha sottolineato come l'attore avesse rovinato l'intero film in quanto poco azzeccato per il ruolo.


Un finale probabilmente abbastanza prevedibile, anche se mi stupisce come tutti si fossero concentrati sull’esito della performance piuttosto che sul valorizzare il coraggio dimostrato dall’attore nel buttarsi in questo ruolo.


Alcuni di voi potrebbero avere da ridire a riguardo. Insomma, ci avrà perso la faccia ma, in compenso, ci ha guadagnato tre ville con piscina. Stiamo pur sempre parlando di Hollywood, no?


Eppure, per quanto l’aspetto economico abbia quasi sicuramente influito sulla sua scelta, ci sono due fattori da tenere a mente: il primo è che non per tutti i soldi sono più importanti della propria reputazione e il secondo è che, se vuoi fare l’attore, un minimo al tuo curriculum ci devi tenere.


Quindi, certo, alcuni possono chiamarla avidità, altri eccessiva convinzione di sè, altri ancora stupidità... Ma a me piace pensare che, sotto sotto, ci sia del gran fegato.


Adolf Adler parlava del “coraggio dell’imperfezione”, anche se a me piace di più il coraggio di vivere. Di buttarsi, di scoprirsi nei propri limiti, di guardarli in faccia e trovare dentro di sé le risorse per riscoprirsi una persona nuova, forse lontana dall’ideale ma sicuramente più in pace con il proprio reale. In parole povere, il coraggio di intraprendere una strada diversa da quella che le nostre paure ci suggerirebbero.


Per concludere, ritengo che possiamo imparare molto da Gerard Butler. Non a cantare forse ma, sicuramente, lo spirito con cui affrontare alcune sfide della vita. E sono abbastanza certa che anche l'attore abbia avuto modo di apprendere qualcosa in più su di sé. Ad esempio, non avrà avuto le corde vocali dell'Angelo della Musica, ma quelle per urlare "Questa è Sparta" nel film 300 non gli sono di certo mancate.

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