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Perché Topolino non può fare sesso?

Sapete che a Topolino è vietato fare sesso?


Ok, forse questa frase è un po’ eccessiva, ma di fatto è ciò che la storia ci ha insegnato. L’11 febbraio del 1990, infatti, è stato pubblicato un fumetto col nome di Topolino in: ho sposato una strega. Il titolo è già abbastanza esplicativo di per sé: il protagonista, dopo aver litigato con Minnie, incontra una donna di cui si innamora e con la quale convola a nozze. Senza scendere in ulteriori dettagli, c’è una scena in particolare che ha scatenato le ire funeste dei lettori, oltre che causato le dimissioni dell’allora direttore Gaudenzio Capelli, in cui Topolino e la sua nuova amata si svestono in camera da letto.


È davvero così? Il “primogenito” di Walt Disney, simbolo dell’infanzia di miliardi di persone in tutto il mondo, protagonista di una scena al limite del pornografico? Per quanto la parola “svestire” apra un universo di immagini nella mente, la verità è che non si vede assolutamente nulla di compromettente. I due hanno gli abiti addosso e Topolino è semplicemente intento ad allacciarsi le scarpe mentre scambia due chiacchiere con sua moglie. Ciò che fa la differenza è che il tutto avviene mentre lui è seduto sul letto.


Questo è bastato per creare uno scalpore mai visto prima: il numero successivo vendette il 10% di copie in più e l’Unità pubblicò una vignetta con un titolo davvero esplicito: Topolino tromba! Ecco le prove. Da quel momento, quella storia non è stata più ripubblicata e ad oggi la si può trovare solo online.


Ovviamente tutto quel clamore aveva una strategia di marketing ben precisa, volta ad aumentare le vendite del giornale. Anche perché, diciamocelo…. Anche se avesse “trombato”? Stiamo davvero parlando di uno scandalo?


Certo, immaginare Topolino in un contesto di “intimità” può fare un po’ impressione. Tuttavia, non stiamo parlando di una scena di sesso vera e propria, ma piuttosto di una situazione che la maggior parte delle coppie vive ogni giorno: tornare a casa e chiacchierare in camera mentre ci si toglie le scarpe. Parlare di sesso è quindi talmente oltraggioso da rendere provocatorio perfino la vista di un letto matrimoniale?


Ciò che forse in molti non immaginano è che la censura, insieme alla mancanza di un’appropriata educazione sessuale, innescano una serie di valutazioni che finiscono per condizionare la percezione del sesso. Proviamo quindi ad ipotizzare insieme il percorso mentale di un giovane lettore che assiste ad una reazione tanto clamorosa quanto spropositata.

Partiamo proprio dalla frase provocatoria: “Topolino tromba!”. Implicitamente, il messaggio che si manda è che trombare” attira l’attenzione, soprattutto se a farlo è il topo più famoso del mondo. In particolare, viste le reazioni che provoca, è un’azione che è meglio tenere per sé. La censura, poi, rafforza ulteriormente il concetto: non se ne può parlare.


Di conseguenza, diventa abbastanza chiaro sin da subito che il sesso è un argomento tabù, qualcosa che “sporca” l’immagine e di cui ci si dovrebbe vergognare, esattamente come è successo a Topolino. Quella scena, insieme al peso del tema che porta, vengono quindi trattati come se non fossero mai esistiti.

Nel frattempo, quei giovani e innocenti lettori diventano vispi adolescenti con gli ormoni fumanti. Cominciano a guardarsi attorno, a sentire certi cambiamenti del proprio corpo e a notare quelli altrui. Insomma, si sviluppa la sessualità. A quel punto, quello stesso implicito che era stato messo a tacere in passato torna a farsi sentire: “ti ricordi di quando Topolino era stato censurato perché era seduto sul letto ad allacciarsi le scarpe? Non sappiamo che cosa ha fatto, ma sicuramente qualcosa di male. Non puoi di certo chiederti che cosa significhi trombare!”.


Si convive quindi con il silenzio e un senso di incertezza che non danno la possibilità di esplorarsi fino in fondo. Intanto i media non fanno che diffondere riferimenti al sesso, facendo capire che si sta parlando di qualcosa di bello e desiderato da più o meno tutti. Eppure, nonostante la continua esposizione di corpi, non si approfondisce mai l’argomento fino in fondo. Il messaggio lanciato da molti programmi sembra essere “Guardami, ma rimani in superficie”, il che crea un po’ di confusione. Per questo, in assenza di figure di riferimento, i coetanei diventano i principali consulenti sessuali. Confrontandosi con loro, si viene a conoscenza di alcuni termini (ad esempio cosa sia un “pompino”) e, soprattutto, si impara che per fare sesso come si deve è necessario guardare i porno.


Se ne guarda quindi qualcuno, ovviamente sempre di nascosto dai propri genitori. In quei video tutto risulta un po’ portato all’estremo, si percepisce che c’è qualcosa di “finto”. Eppure, se lo stanno facendo per davvero…ci sarà sicuramente qualcosa di vero! Si impara allora che ci sono delle regole ben precise a cui bisogna attenersi essere considerati “bravi” a fare sesso. Da quel momento, l’incontro sessuale viene rivestito di aspettative: si deve essere capaci di dare piacere e, allo stesso tempo, se non lo si riceve vuol dire che l’altro è scarso. Il sesso diventa un “costume” che si indossa piuttosto che una sana espressione di sé.


Naturalmente questo processo non vuole essere rigidamente esteso a tutti indistintamente, anche perché ognuno sviluppa la propria sessualità seguendo un proprio percorso. Soprattutto, Topolino non è una causa, ma piuttosto la rappresentazione di un problema reale che si manifesta in mille modi diversi: il sesso è ancora oggi un tabù, sia nella forma dell’omissione che in quella dell’ostentazione. Questo si traduce da una parte in una grande conoscenza di tutti gli aspetti più fisici e “superficiali” della sessualità ma, dall’altra, in una bassa capacità di sapersi vivere nel momento dell’intimità senza aggrapparsi ad alcuna convenzione.


Per fare questo, sono necessarie una profonda consapevolezza e accettazione di sé che tendono tuttavia ad essere soppiantate dalla logica del “dare-ricevere”. Al contrario, dialogare con la propria intimità consente di entrare in contatto con quella dell’altro, creando una sorta di “conversazione fisica” piuttosto che una prova di abilità. Si tratta di dare vita a un canto fatto della propria voce e di quella del partner, che si esprimono attraverso il piacere del contatto fisico in un modo non riproducibile e speciale, proprio perché frutto di due unicità.


Conversare con sé stessi non è per niente facile e richiede molto coraggio. Ancora prima della volontà, però, serve conoscere l’alfabeto. È a quel punto che figure come Topolino, senza scadere nell’ inappropriato, possono diventare dei potenti strumenti per fare della sana educazione sessuale, passando da “Topolino tromba! Ecco le prove” a “Topolino tromba! Ecco il perché”.


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